TREMEZZO
Il paese è situato sulla sponda occidentale del Lario, di fronte a Bellagio, con vista sul bacino centrale e sulle Grigne. D’origine romana, appare citata nell’880 come Curte Tremecia e l’attuale nome compare soltanto intorno all’anno 1000. Fu assalito e distrutto dai comaschi, per stroncarne l’attività piratesca, durante la guerra con Milano (sec. XII). Di Como seguì poi le sorti.
Dal 1928 al 1947 Tremezzo, Lenno e Mezzegra furono riunite in un unico comune detto Tremezzina. Il clima dolce, che le viene dal lago e dalla catena d’alti monti che la proteggono dalle masse d’aria fredda, hanno fatto di Tremezzo un luogo di villeggiatura famoso in tutti i tempi, infatti, qui vi soggiornarono, Giuseppe Verdi, la regina Vittoria d’Inghilterra, il Kraiser Guglielmo II e il cancelliere Conrad Adenauer. A questo si deve la presenza di numerose ville fastose nell’architettura e nei parchi. Le imponenti ville e i grandi alberghi, sorti dal Settecento e dall’Ottocento in poi lungo le rive di questa zona del lago, da tempo fanno di Tremezzo una sede di turismo internazionale.
Il comune è composto da numerose piccole frazioni: Bolvedro, Rogaro dove è possibile visitare un’antica torre, residuo delle fortificazioni sorte nell’alto Medioevo; Portezza con l’equilibratissimo campanile romanico del 1100 della chiesa di San Vincenzo. Salendo dalla statale per Rogaro (circa un chilometro) conosciuta per la sagra degli “asparagi di vigna” che ha luogo in maggio e per la “Madonna nera”, che secondo la tradizione sarebbe stata qui portata da alcuni fuggiaschi da Einsiedeln.
Altri, invece, basandosi su ricerche condotte nell’archivio storico ticinese, ritengono che il luogo d’origine dei “fuggiaschi” sia da ricercarsi in una valle della Svizzera interna il cui nome tedesco, tradotto, sarebbe “valle dell’abete bianco”. Per trovare la piccola chiesetta occorre parcheggiare l’auto nei pressi del ristorante “Bel Sit”, quindi passare davanti al ristorante e, superato un piccolo cancello, si passa sotto un portico giungendo nella piazzetta della chiesa. Lungo la strada del Rogaro si apre una magnifica vista verso il lago: siamo di fronte a Bellagio.
Partendo da Tremezzo, una tipica escursione è quella che porta al Monte Crocione: si sale con una carrozzabile fino ad Intignano, poi si prosegue a piedi seguendo una mulattiera per circa tre ore.
VILLA CARLOTTA
La villa è una delle più famose del Lario, sorge su una collina morenica sulla sponda occidentale del Lago di Como, ad un’altitudine di 201 metri sul livello del mare, e occupa una superficie di 70.000 metri quadrati.
Venne costruita, come casa di campagna, intorno al 1690 dal marchese Giorgio Clerici, personalità importante della Milano spagnola e poi austriaca a cui si riferisce la grande “C” inserita nel cancello a lago. Egli la decorò con i magnifici soffitti dipinti in stile barocco lombardo del secondo piano e con il giardino all’italiana, con le scale, la balaustra, le fontane e la cascata dei nani. È sconosciuto il nome dell’architetto che progettò la villa, alta sul lago, alla sommità di un giardino terrazzato.
Nel 1795 venne venduta a Gian Battista Sommaria, avvocato e politico lodigiano che la portò al suo massimo splendore, arricchendola d’importanti opere d’arte (quadri, in gran parte venduti dai successivi proprietari e una collezione di sculture rimasta integra), e affiancando un parco all’inglese al già esistente giardino all’italiana.
La residenza venne ceduta nel 1843 alla principessa Marianna di Nassau, moglie del principe Alberto di Prussia, che la donò alla figlia Carlotta, dalla quale prende il nome, in occasione delle nozze con il granduca Giorgio di Sassonia Meiningen. Spetta proprio a quest’ultimo proprietario il merito dell’ampliamento del giardino, con l’aggiunta del “giardino all’inglese”, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
I Sassonia-Meiningen mantennero la proprietà fino alla prima Guerra Mondiale e riorganizzarono il parco inserendo nuove specie e varietà di piante. Esternamente caratterizzata da scenografiche scalinate a tenaglia e da un lussureggiante giardino dove, grazie all’eccezionale clima di questa parte del lago, si può ammirare un patrimonio botanico che supera le 500 specie.
Tra le piante di maggior interesse una sequoia gigante, l’albero del sughero, quello della canfora e anche quello della mirra, non mancano poi papiri e banani. Sempre ammirato il pergolato degli agrumi: aranci, mandarini, pompelmi, cedri, limoni, bergamotti. Sono pure di suggestivo interesse le prospettive di architettura per giardini che hanno saputo sapientemente sfruttare l’andamento del terreno.
La villa contiene marmi del Canova, fra cui “Amore e Psiche”, l’opera più celebre della villa, terminata da Adamo Tavolini nel 1824, il gran fregio di Berthel Thorvaldsen con l’Ingresso di Alessandro Magno a Babilonia, scolpito dal 1817 al 1828, fregi del Tordwalsen, Commissionata da Napoleone nel 1811-12 per la sala del trono del Quirinale, venne poi eseguito in marmo per il conte Sommariva nel 1816-28, l’ultimo bacio di Giulietta e Romeo di Francesco Hayez, affreschi dell’Appiani, arazzi e mobili dei secoli XVIII-XIX.
Nella cappella neoclassica (1855) vi sono altorilievi di P. Marchesi. Nella sala dei gessi, tra l’altro, bozzetti, rilievi e statue per l’arco della pace di Milano dell’Acquisti e del Pacetti (1815).
Dal 1927 la villa è di proprietà dello stato, che la gestisce attraverso l’Ente autonomo Villa Carlotta.