Dongo

dongoImportante centro turistico e industriale dell'Alto Lario, adagiato nella piana originata dalla foce del torrente Albano con vista sul Monte Legnone e la Grigna settentrionale.

Il nucleo antico del paese, che si affaccia sulla baia, oltre ad estendersi alle frazioni di Martinico e Barbignano, è la testimonianza di un passato ricco di eventi storici.

Di origine romana, Dongo fu una delle più antiche Pievi comasche.

Unito amministrativamente a Gravedona e Sorico nel 1534, costituì la contea delle Tre Pievi ceduta a Tolomeo Gallio da Filippo II di Spagna nel 1580.

In epoca comunale fu Borgo cinto da mura di cui rimane un piccolissimo avanzo con porta ad arco in Piazza Vertua Gentile.

In particolare si ricorda Dongo quale protagonista della fine del fascismo, è proprio qui che , il 28 aprile del 1945 vennero fucilati i gerarchi fascisti catturati il giorno prima dai partigiani tra Musso e Dongo, mentre tentavano la fuga con Mussolini verso la Svizzera.

Dice la gente del posto che dopo la fucilazione dei gerarchi fascisti, il lungolago di Dongo ad ogni ricorrenza del 25 aprile era teatro di tafferugli tra i partigiani che festeggiavano la Liberazione e i nostalgici del periodo fascista, che volevano ricordare i loro caduti.

Questi ultimi, per la ricorrenza, arrivavano anche da lontano per depositare fiori e corone dove erano stati fucilati i gerarchi, cosa che era poco gradita ai partigiani si sarebbe andati avanti a botta chissà fino a quando, e sempre in crescendo, finché sul luogo della fucilazione venne costruito un vespasiano.

Davanti ad un simile manufatto è diventata inutile ogni celebrazione.

Anche se oggi il vespasiano non c’è più e al suo posto c’è una fontanella, da tempo non si celebra alcuna ricorrenza.


 

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